Qui trovi una bibliografia [su influencer personal branding e personalità e differenze individuali] in risposta alla domanda: “secondo voi i C level / executive level del futuro saranno anche degli influencer?
fatta da un collega HR qualche giorno fa.
Ho risposto no, e intanto ho pensato “dipende”.
Dal punto di vista del marketing [verso l'esterno dell'azienda] che cosa significa “influencer” ?
Domitilla Ferrari - Marketing e Communication Director dice spesso
“Non sono una influencer, sono una che ha imparato a farsi influenzare.” In tal senso usa il termine “Influenced”.
Domanda: I C level si fanno influenzare?
Rudy Bandiera - Divulgatore
Identifica i 3 parametri molto semplici e misurabili [per definire una persona influencer]:
- il numero di follower, che è un valore seppure non assoluto: se hai pochissimi follower non puoi essere definito un influencer. Ma nemmeno se hai milioni di follower che però hanno un pensiero negativo di te!
- il canale di produzione dei contenuti: dove vengono diffusi i contenuti? su canali autorevoli? insomma, il contenitore è parte del contenuto
- l’engagement: quanto sono realmente attivi i tuoi follower rispetto ai tuoi contenuti
Mi chiedo:
Chiara Ferragni è un influencer? [ed è un C level che si fa influenzare dai suoi?]
Nella teoria dell’opinione pubblica, per soggetto influente si intende un
individuo che è in grado di influenzare in modo rilevante le opinioni e gli atteggiamenti degli altri in ragione della sua reputazione e autorevolezza rispetto a determinate tematiche o aree di interesse.
In questa accezione, la figura dell’influente coincide, o è molto vicina, a quella del leader d’opinione
Punto di vista della leadership [verso l’interno]
Craig Newmark è un influencer?
Ingegnere IBM che durante l’uragano Katrina ha svolto un ruolo rilevante.
Rosa Park è un’influencer?
Donna schiva, ma di carattere ed estrema umiltà, ha fatto sì che gli autobus diventassero misti, lasciando cadere la sua borsetta e sedendosi sul sedile riservato ai bianchi mentre la raccoglieva” nel1955 e si era resa protagonista di un atto di resistenza passiva.
Lo fece con un gesto semplice e il suo temperamento la sostenne durante tutti gli anni successivi. Era una donna diligente e seria e nessuno l’avrebbe considerata una leader eppure divenne la “madre del movimento per i diritti civili”. [si legga tutta l’interessante storia -]
La nostra storia è costellata di leader che si sono sottratti alla luce dei riflettori, assieme a Eleonor Roosvelt, Martin Luter King.
“non abbiamo bisogno di personalità straripanti per trasformare i destini di un’azienda” Abbiamo bisogni di leader capaci di far crescere non il proprio ego ma le organizzazioni che dirigono” - Jim Collins - “o meglio o niente” in cui si parla di leadership silenziosa e di leader di livello 5: i manager capaci, umili e di indiscutibile professionalità”
[S. Cain - il potere degli introversi in un mondo che non smette di parlare ]
Quand’è che dovremmo comportarci come gli estroversi che non siamo? [qui la domanda è: un introverso può essere un buon C level?]
La risposta arriva da un introverso professore universitario che vive isolato con la moglie e gira il mondo per tenere le sue conferenze. La storia narra che pur di rinunciare ad un pranzo con i più alti gradi dell’accademia militare dopo una conferenza, si invento un’improvvisa passione immaginaria per per l’ingegneria navale. Passò quindi tutte le sue pause pranzo da solo a passeggiare lungo il fiume.
Little è il padre della “free trait theory” - I tratti di personalità [come l’introversione ] sono tendenzialmente stabili e coesistono con alcuni tratti liberi che “si liberano” per effetto dei “core personal projects”: ovvero i progetti davvero personali che abbiamo a cuore e sentiamo nostri.
Gli introversi quindi sono in grado di agire come estroversi se il “perché” è riconducibile a una motivazione personale profonda.
[quindi, secondo questa teoria un introverso può essere un buon C level]
Ho appena letto Il futuro del lavoro è femmina [di Silvia Zanella - editore Bombiani 2020] e trovo il concetto di leadership partecipativa [pag.129]
Si cita l’inadeguatezza della leadership dal punto di vista della fiducia rilevata presso i colleghi [secondo Molinaro - il contratto di leadership. Quattro impegni da sottoscrivere per diventare numeri 1, Milano - guarnii Next 2016]: se solo il 7% delle persone ha fiducia nei propri capi vuol dire che abbiamo un problema.
Le persone desiderano lavorare per i leader di cui desiderano andare fieri, tanto che la reputazione del management è una delle leve principali per sviluppare una strategia di employer branding [ comunicazione volta ad attrarre nuovi colleghi e a coinvolgere in maniera efficace chi è già in azienda]
Da questo punto di vista i C level devo essere influencer nel senso di persone autorevoli e che sanno comunicare e “farsi seguire”.
L’Edelman trust Barometer [sempre citato da Zanella] indica il proprio
datore di lavoro come l’entità in cui gli intervistati ripongono maggior fiducia, a scapito di governi e media, e non sempre i C level si dimostrano all’altezza.
Laddove esiste un rapporto di fiducia fra azienda e persone [fra persone e persone], queste sono più coinvolte, leali e disposte a difendere le posizioni dell’impresa.
Se penso alle persone influenti con cui [e per cui ] ho lavorato, la risposta è “dipende”.
Non credo si possa forzare nessuna profonda motivazione individuale, non credo nemmeno valga la pena per un C level farsi gestire le comunicazioni social personali da altri [anzi, lo trovo pericoloso, ma potrei sbagliarmi].
Credo invece che un Ottimo C level debba [sia] certamente essere il primo brand ambassador della propria azienda e capace ci circondarsi di persone con diverse attitudini e che ci debba essere equilibrio e coerenza fra la sua capacità
Luigi Centenaro e Silvia Zanella [in personal branding per l’azienda - Hoepli 2019] parlando di CEO branding ed è forse nella differenza pra personal branding e reputazione che si trova il nocciolo della questione [pag. 17].
A voi il piacere di trovare la vostra risposta
Credo che ci si possa chiedere che cosa sia sostenibile, ovvero equilibrato per responsabilità, risultati, motivazioni profonde e autenticità del C level in questione.
Conosco imprenditori bravi, carismatici, capaci a far crescere le aziende e le persone che non potrebbero candidarsi a “fare l’influencer” secondo l’accezione riportata sopra, e che tuttavia fanno la storia dei loro brand in Italia e nel mondo.
Ve ne viene in mente qualcuno?
Consigli di lettura:
- Se volete sapere tutto sul CEO BRANDING - Personal branding per l’azienda - valorizzare l’azienda posizionando le sue persone chiave di Luigi centenari e Silvia Zanella 2019 Hoepli editore
- Dimmi chi sei - Riccardo Scandellari
- Il potere degli introversi - Susan Cain - Bombiani - Giunti Editore 2017
- La psicologia di internet - Patricia Wallace - Raffaello Cortina Editore 2017
- Personal branding per il manager - William Arruda e Deb Dib 66 modi per diventare una persona influente, indispensabile, e incredibilmente contenta del proprio lavoro con metodo “smetti, osa, fai” - Hoepli editore 2015
- Social networking - Patrice - Anne Rutledge - Facebook, linkedin, youtube, le nuove vie del successo nella vita e nel business - Sperlink & Kupfer editori S.p.A., 2009
- Il futuro del lavoro è femmina - Silvia Zanella - Bompiani 2020
Articoli interessanti
Connettori [fra brand e pubblico]
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/11/23/i-social-non-sempre-pagano-ecco-perche-gli-influencer-devono-costruire-anche-altrove/5572200/
https://www.soiel.it/news/dettaglio/tutto-quello-avreste-voluto-sapere-sugli-influencer/
https://www.personalbranding.it/comunica-te-stesso/differenza-personal-branding-reputazione-personale/
Mi piace studiare, scrivere e raccontare quanto ho appreso.
Se hai trovato interessante questo articolo clicca sui tag del mio blog e scopri che cosa dico su altri argomenti utili per il tuo lavoro [o la tua curiosità].
Se vuoi sapere chi sono e che cosa facci per lavoro lo dico qui
Ti auguro una splendida giornata!
Silvia Ghisio